L’innovazione nel settore della pressofusione in Italia

Nel campo della metallurgia non ferrosa italiana, il settore industriale della pressofusione dell’alluminio ha rappresentato per molti anni un fiore all’occhiello. Spicca, da sempre, per l’innovazione: è stato in grado di proiettarsi sempre in avanti, di rinnovare le tecnologie e migliorare quelle esistenti, più di altri settori industriali del nostro paese.

In Italia, l’interesse per la pressofusione delle leghe di alluminio è sottolineato dalla quantità di aziende che progettano e installano macchine per la pressocolata: sono ben sei, solo sul territorio italiano. A queste vanno aggiunte centinaia di aziende che producono e forniscono i materiali e i componenti necessari per eseguire il processo di pressofusione. L’innovazione in questi due sotto-settori della pressofusione è costante, basti pensare che ormai l’automazione industriale con robot progettati appositamente per le celle di pressocolata è entrata in pianta stabile nella maggior parte delle aziende produttive. Oltre a questi è sempre più approfondita la produzione di stampi per la pressocolata, sono sempre più performanti i sistemi meccanici, pneumatici ed elettronici a disposizione, e sempre più automatizzate le linee di lavorazione, anche per i trattamenti sui prodotti derivati dalla pressofusione. 

La crescita della domanda per la pressofusione spinge il settore all’innovazione

In linea generale, in Europa, l’innovazione del settore della pressofusione è in crescita perché lo è anche la domanda: dopo la crisi intorno al 2009, l’output è tornato sui livelli di 3,5 milioni di tonnellate. Il 75% di questi getti è prodotto da 4 paesi: prima la Germania, leader nel settore con circa un terzo del totale, poi a ruota dall’Italia, salda al secondo posto. Più distaccate, Polonia e Francia. In particolare è cresciuta la richiesta nel ramo automobilistico per via delle qualità dell’alluminio, leggero e performante allo stesso tempo. 

Non a caso la principale innovazione del settore della pressofusione è il miglioramento delle caratteristiche della materia prima e della considerazione che si nutre in essa: solo un paio di decenni fa si parlava di leghe secondarie, sia per l’origine del metallo (da rifusione) che per la qualità, che era considerata appunto di secondo livello rispetto ad altri settori. Oggi, grazie all’innovazione delle tecnologie di fusione e colata e alla nuova cura delle aziende nella produzione nel settore della pressofusione. È migliorata la pulizia durante la fusione, si sono diffusi sistemi di filtraggio e pulizia, si è allargata l’installazione di impianti di controllo sempre più sofisticati per la porosità del metallo e l’indice di pulizia, sono ormai una prassi i software per la registrazione dei dati. Il tutto, come già anticipato, abbinato all’introduzione sempre più diffusa dell’automazione e dell’uso dei robot, che contrariamente a quanto si possa pensare, qualifica il ruolo dell’operatore.