Fabbisogno europeo alluminio primario

Fabbisogno europeo di alluminio primario: cala al 16%

Ancora notizie poco confortanti per le produzioni di alluminio primario in Unione Europea: le scelte portate avanti da decenni all’ombra di lobbies interessate ai bilanci delle multinazionali e non alle esigenze del mercato a valle e degli utilizzatori finali, hanno ancora una volta fatto centro, e così a fine 2022 la dipendenza dei Paesi dell’Unione dall’import estero di metallo elettrolitico raggiunge il massimo storico del 79%, con stime in ulteriore crescita fino all’84% nel 2023.

L’industria europea dell’alluminio

Il quadro complessivo a partire dall’anno 2000 è molto chiaro e non necessita di tanti commenti: deve far riflettere la rapidità del declino, appena 22 anni fa, quando iniziammo a richiamare l’attenzione dei decisori su una situazione che appariva a rischio, la dipendenza di alluminio primario in UE era “solo” al 47%.

La cosa che ci pare grave è l’assenza di una strategia.L’UE deve assumere un ruolo guida per proteggere la competitività delle nostre industrie, di definire una linea chiara di politica industriale per le materie prime di importanza prioritaria come l’alluminio, di impegnarsi con determinazione e senza condizionamenti per assicurare fonti di approvvigionamento affidabili, durature e convenienti; guardando al vero e dichiarato obiettivo istituzionale che è garantire la solidità di una filiera ricca di esperienza pregressa ultracentenaria in particolare nelle migliaia di piccole e medie aziende a valle.

Un patrimonio che è basato sulla presenza nei territori, che è il vero valore economico e sociale da salvaguardare, che vale oltre il 75% del fatturato e oltre il 90% della forza lavoro dell’intero segmento industriale del metallo leggero e dell’industria europea di alluminio, che non delocalizza.

Non c’è stata sino ad oggi una visione chiara, né un’attenta valutazione dei meccanismi di accesso alla materia prima, che ancora sono inquinati da un dazio insensato all’import di alluminio primario (che ci manca e dobbiamo importare), che introduce condizioni gravose per gli utilizzatori. C’è invece una timida e scarsa attenzione a mettere in campo tempestivamente misure di difesa contro pratiche di dumping o distorsioni anticompetitive messe in atto contro il nostro sistema, dovute ad esempio a sovraccapacità sovvenzionate da Stati esportatori.

Se non si provvederà con decisione sarà difficile che le cose migliorino. Continuiamo comunque con la fiducia di sempre ad augurarci che le cose cambino prima che il patrimonio umano e tecnico della nostra industria europea di alluminio, e in particolare degli operatori e utilizzatori a valle, possa subire danni irreversibili.

 

Fonte: A&L Aluminium Alloys Pressure Diecasting Foundry Tecniques