Come si possono risolvere le difficoltà del downstream dell’alluminio in Europa

I profondi cambiamenti del sistema economico, politico e sociale a livello globale hanno di recente messo in difficoltà il downstream dell’alluminio in Europa. Nel 2017, la produzione UE di estrusi in alluminio era al di sotto dei livelli del 2000, sebbene la produzione globale sia triplicata nello stesso periodo. Il quadro è molto complesso, per cui servirebbe una strategia d’insieme per migliorarlo. La questione più annosa riguarda l’accesso alla materia prima, cioè al cosiddetto alluminio primario, la cui industria prevale sulle necessità di sviluppo dell’intera filiera. Questo perché il supporto all’industria dell’alluminio nell’Unione Europa in passato è stato lasciato alla politica commerciale, a vantaggio di grandi multinazionali produttrici di primario, con dazi cristallizzati che hanno compromesso i risultati che la stessa Commissione Europea si aspettava. 

Il peso dei dazi sull’import grava sull’industria dell’alluminio in Europa

In particolare, il dazio sull’import di metallo grezzo ha generato effetti negativi sulle aziende del downstream dell’alluminio in Europa, che hanno dovuto sostenere costi maggiori rispetto alla concorrenza extracomunitaria. Così si è progressivamente erosa la competitività dell’industria europea downstream, che fino a pochi decenni fa era in vantaggio sulle concorrenti nel mondo. Servirebbe una politica industriale efficace che tenga conto degli interessi dell’intera filiera, non solo di una parte. 

Le aziende dell’upstream sono più strettamente collegate ai miglioramenti dell’efficienza energetica, quindi meno soggette a difficoltà, mentre quelle del downstream dell’alluminio, pur essendo storicamente note come motore di creatività, inclusività e crescita, faticano. Il downstream dell’alluminio in Europa rimane la chiave di volta per sostenere molte filiere strategiche a valle, come l’automotive, l’aerospaziale, l’imballaggio, l’elettrotecnica, a patto che venga alleggerito dal peso del dazio. Infatti, sebbene sia cresciuta del 18% in termini assoluti nel periodo, la quota di mercato dei Paesi dell’UE nella produzione mondiale di semilavorati in alluminio si è ridotta progressivamente dal 29% del 2000 al 14% del 2017.

Il vantaggio competitivo dell’Europa nel downstream dell’alluminio risiede nella supremazia tecnologica delle attività a valle. Il rischio è perderlo senza nuove regole per l’accesso alla materia prima. 

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