Lavorazione di prodotti in alluminio: le quotazioni del metallo tornano a salire

Le quotazioni dell’alluminio tornano ad alzarsi generando una certa preoccupazione tra gli operatori del settore che, come italpres, si occupano della lavorazione di prodotti in alluminio e delle sue leghe. Lo shock del caso del gigante russo dell’alluminio fortemente penalizzato dalle politiche sanzionatorie del Presidente degli Stati Uniti, in primavera aveva fatto schizzarele quotazioni del metallo oltre i 2.700 dollari alla tonnellata. Oggi, in seguito al cambio dei vertici messo in atto di tale gigante, il contratto benchmark è tornato a salire e ha raggiunto 2.178 dollari per tonnellata, lontano dai record di aprile, ma comunque in rialzo di quasi il 10% da metà luglio, quando era tornato a scambiare sui livelli pre-sanzioni, intorno a 2mila dollari.

Al momento però il vero allarme generato dalle sanzioni Usa sul gruppo russo dell’alluminio riguarda la fornitura di allumino, ingrediente necessario per dare vita all’alluminio primario. Al deficit prodotto dal gruppo russo, si aggiunge anche lo sciopero in corso dall’8 agosto negli impianti australiani che vede coinvolte tre raffinerie di allumino, con una capacità di 8,8 milioni di tonnellate l’anno, circa il 7% dell’offerta globale. Come conseguenza, il prezzo dell’allumina, che la primavera scorsa aveva toccato i 700 dollari per tonnellata, è tornato a risalire fino a 560 dollari rispetto ai 450 dollari di fine giugno, tanto da rendere necessario l’export dalla Cina, Paese che di solito gioca il ruolo dell’importatore netto a causa dei forti consumi interni.

Pechino, infatti, ha firmato contratti di fornitura per 140mila tonnellate in luglio, quasi il triplo di quanto aveva esportato in tutto il 2017. Ma nemmeno questo è stato sufficiente a rassicurare il mercato, costretto a confrontarsi con una scarsità di materia prima che potrebbe addirittura aggravarsi nei prossimi mesi.

Per ovviare ad un problema che appare tutt’altro che semplice da risolvere, gli Stati Uniti hanno concesso una nuova proroga all’entrata in vigore delle sanzioni contro il gruppo russo, spostando al 23 ottobre il termine entro cui chiudere i rapporti con la società. Ma quella che sembra una buona notizia è stata interpretata da molti operatori che si occupano della lavorazione di prodotti d’alluminio come un segnale negativo.

I contratti di fornitura annuali, infatti, stanno per scadere e generalmente vengono rinnovati tra settembre e novembre. “Se il gigante russo rimane sotto sanzioni non potrà concludere nuovi accordi”, ha fatto notare un rapporto congiunto Fitch-Cru, e il gruppo rischia di dover chiudere impianti fin dal prossimo mese, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili per chi acquista la materia prima per dare vita a prodotti in alluminio destinati al mondo dell’automotive e dell’elettrotecnica. Italpres è al corrente e come altri, resta in attesa dei prossimi sviluppi della politica economica a stelle e strisce. 

Fonte: Il Sole 24 Ore del 30 agosto 2018​