fornitura alluminio in europa

La vulnerabilità delle forniture di alluminio in Europa: incertezze geopolitiche e dipendenza strategica

La fornitura di alluminio in Europa attraversa uno dei periodi di maggiore incertezza della sua storia recente. Le rotte marittime meridionali presentano fattori di rischio geopolitico senza precedenti, mentre le crescenti tensioni transatlantiche minacciano di aggiungere ulteriori elementi di instabilità. La catena di approvvigionamento dell'alluminio europeo non è mai stata così vulnerabile, con implicazioni profonde per la sicurezza economica e la competitività industriale del continente.

I recenti attacchi condotti contro l'Iran hanno evidenziato con drammatica chiarezza quanto l'Unione Europea rischi di essere tagliata fuori da forniture vitali di energia e alluminio. Questa grave escalation geopolitica, le incertezze sulla tenuta del regime iraniano e l'eventualità di una ripresa delle ostilità in qualunque momento possono generare una catena di eventi incontrollabili, potenzialmente esistenziali per l'industria dell'alluminio dell'UE, in particolare in caso di interruzione della navigazione nello Stretto di Hormuz.

Lo Stretto di Hormuz: una strozzatura strategica per l'impatto geopolitico sulle fonderie

Osservando l'intero scenario delle rotte marittime meridionali che alimentano l'Europa di alluminio, risulta evidente come l'Unione debba rivedere con urgenza le proprie politiche e decisioni in materia di approvvigionamento. La protezione della sicurezza economica del comparto e la garanzia della sua competitività di fronte a una concorrenza internazionale spesso aggressiva e sleale rappresentano priorità non più rinviabili.

Dopo gli attacchi, il Parlamento iraniano ha votato a favore della chiusura dello Stretto di Hormuz e del ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), con la conseguente espulsione degli ispettori dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA). Contestualmente, Teheran ha intensificato la repressione interna, senza alcun segnale di distensione politica all'orizzonte.

Questo configura un netto peggioramento del quadro di rischio per lo Stretto di Hormuz, con l'Iran impegnato in attività nucleari fuori da ogni controllo internazionale, e con Israele – rafforzato dall'amministrazione Trump – e gli Stati Uniti pronti a nuovi interventi militari. L'insicurezza ha già impattato sulla navigazione nel Golfo: alcuni grandi armatori e compagnie assicurative hanno limitato i propri servizi nella zona.

In uno scenario estremo, l'Europa potrebbe essere tagliata fuori da forniture essenziali di energia e alluminio. Una chiusura, anche parziale o accidentale, dello Stretto di Hormuz isolerebbe il più grande polo mondiale integrato di produzione di combustibili fossili e di alluminio destinato principalmente ai mercati europeo e asiatico.

Le conseguenze? Un'esplosione del prezzo dell'alluminio per le fonderie a livelli insostenibili per l'industria europea, aggravata dal fatto che il principale produttore mondiale di alluminio a basse emissioni è attualmente escluso dai mercati occidentali. Gli effetti sarebbero devastanti: un'amplificazione brutale della già grave crisi economica, panico nei mercati, interruzioni produttive, perdita di capacità industriale, tensioni sociali e instabilità politica.

Il deficit strutturale europeo: numeri di una dipendenza critica

La catena di approvvigionamento dell'alluminio europeo non è mai stata tanto fragile quanto oggi. Il deficit strutturale di alluminio primario supera ormai l'87% del fabbisogno continentale, richiedendo l'importazione annuale di circa 8 milioni di tonnellate. Questa dipendenza rappresenta una vulnerabilità strategica di proporzioni allarmanti per l'impatto geopolitico sulle fonderie europee.

A questo si aggiunge il rischio concreto di una fuga di rottami verso gli Stati Uniti, dove tale materiale strategico è esente dai dazi del 50% recentemente confermati sulle importazioni di alluminio. Inoltre, le restrizioni introdotte a seguito della guerra in Ucraina limitano ulteriormente le opzioni di approvvigionamento dell'UE, rendendoci sempre più dipendenti da rotte marittime lunghe, inquinanti, costose e insicure.

Questo rischio sistemico compromette ogni ipotesi di circolarità: primo, perché l'alluminio primario è indispensabile per la maggior parte delle applicazioni, sia da solo che miscelato con metallo secondario; secondo, perché i nuovi dazi USA colpiscono l'alluminio lavorato ma non i rottami, incentivando l'export europeo e innescando una crisi per il settore del riciclo europeo, penalizzato da fattori di prezzo.

Il risultato è che l'UE sarà sempre meno in grado di soddisfare la propria domanda di alluminio, sia primario che secondario. Le tensioni commerciali tra USA e UE potrebbero intensificarsi, estendendosi a settori strategici come il digitale, l'agroalimentare e la sanità. Nel frattempo, l'amministrazione Trump ha riaffermato l'intenzione di controllare la Groenlandia e di esercitare pressioni su Ottawa: possiamo davvero considerare garantite nel lungo periodo le esportazioni di alluminio canadese verso l'Europa?

Minacce globali alla fornitura di alluminio in Europa

La geopolitica impone visione e preparazione nel lungo termine, e il lungo termine si costruisce oggi: la resilienza strategica nasce da scelte tempestive e consapevoli. Anche in Africa si combatte la "guerra globale per i minerali critici", con Washington impegnata in una strategia assertiva per contrastare l'influenza cinese su risorse e infrastrutture. In questo contesto, l'UE appare in posizione decisamente debole.

Nel settore dell'alluminio, in particolare, non esiste alcuna "autonomia strategica" europea: al contrario, stiamo assistendo a una crescente dipendenza strategica dalle importazioni. L'insicurezza lungo le rotte meridionali – nel Golfo Persico, nel Mar Rosso, lungo le coste dell'Africa orientale e occidentale (complice il deterioramento della situazione nel Sahel, nel Golfo di Guinea e in Nigeria), e nell'Indo-Pacifico – si somma alle tensioni transatlantiche, anche attorno a Groenlandia e Canada, proiettando l'Europa in una condizione di vulnerabilità senza precedenti nella catena di approvvigionamento dell'alluminio grezzo. Un rischio non così drammatico dalla Seconda Guerra Mondiale.

Un altro scenario minaccioso si sta delineando nel Sud-Est asiatico, dove le operazioni navali cinesi si fanno sempre più aggressive. Pechino combina il concetto di "difesa dei mari prossimi" con quello di "protezione dei mari lontani", in una vasta area che include Giappone, Corea, Indonesia, Filippine, Malesia, Vietnam, Cambogia e Thailandia, con basi militari fino a Gibuti, e rotte commerciali da cui l'Europa importa alluminio primario (Australia, Indonesia, Malesia).

Alti comandanti americani della Flotta del Pacifico e il Segretario Generale della NATO hanno avvertito che la Cina potrebbe attaccare Taiwan tra il 2027 e il 2030 – o forse anche prima. Anche senza invasione, un blocco navale e aereo totale da parte di Pechino – pressoché impossibile da contrastare – avrebbe un impatto colossale sulle rotte marittime, sui mercati finanziari e sul prezzo dell'alluminio per le fonderie, in caso di interruzione delle catene regionali di approvvigionamento.

Il Mar Baltico rappresenta una delle principali vie di approvvigionamento europeo di alluminio a basse emissioni. Tuttavia, con la guerra della Russia contro l'Ucraina, la regione ha registrato un aumento di attività ostili, tra cui provocazioni militari, operazioni di spionaggio, sabotaggi delle infrastrutture energetiche sottomarine e della rete di cavi, oltre a traffici irregolari via flotte ombra.

Eppure, con l'ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO, il Baltico è diventato un vero e proprio "lago della NATO". Il paradosso è che, in assenza di ostilità militari dirette tra Russia e NATO (all'interno dell'UE solo Cipro, Malta, Irlanda e Austria non fanno parte dell'Alleanza), le rotte baltiche appaiono oggi tra le più sicure al mondo, fatta eccezione per i rischi ambientali e la densità del traffico.

Verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento

Negli ultimi due anni, le associazioni del settore hanno ripetutamente lanciato l'allarme sui rischi derivanti da restrizioni, blocchi e vulnerabilità nelle forniture di alluminio primario: dai divieti normativi alle criticità delle rotte meridionali, fino alle tensioni geopolitiche emergenti come l'espansione delle guerre commerciali e le pressioni su Paesi e territori nordamericani.

L'UE si trova a competere con altri mercati, in particolare con gli Stati Uniti, per l'accesso a materie prime critiche come l'alluminio. E lo fa da una posizione di debolezza geopolitica e vulnerabilità strutturale: mancanza di risorse naturali, alleanze frammentate, mondo sempre più transazionale e una dipendenza assoluta dalle rotte marittime.

Alla luce di questi rischi, vasti e potenzialmente esistenziali per l'industria europea, il Consiglio dell'UE, la Commissione europea e il Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE) dovrebbero rivedere urgentemente tutte le politiche relative alle forniture interne e internazionali di alluminio primario e secondario, per attenuare le criticità crescenti e garantire approvvigionamenti sicuri, stabili, competitivi e a basse emissioni.

I recenti attacchi contro l'Iran rappresentano un monito chiaro: per salvaguardare la propria sicurezza economica, l'UE deve mantenere aperte e disponibili tutte le opzioni di approvvigionamento, incluso il riesame di divieti e restrizioni, la liberalizzazione delle importazioni di alluminio grezzo, la prevenzione della fuga di rottami e il rafforzamento del settore del riciclo.

Conclusioni: l'alluminio come priorità di sicurezza economica

L'alluminio, sia primario che secondario, è una materia prima strategica e critica per l'Europa. L'UE presenta un deficit crescente e strutturale, e quasi tutte le rotte esterne di approvvigionamento sono oggi esposte a rischi geopolitici significativi. Per questo motivo, la fornitura di alluminio in Europa non è soltanto una questione di competitività e di transizione ecologica: è una priorità di sicurezza economica che richiede risposte immediate e strutturali.

 

Fonte: A&L Aluminium Alloys Pressure DiecastingFoundry Techniques